1. |
Tamas
02:17
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"Svanite nelle lontananze come apici di vette le chiarità disincantate
e stellari del sovramondo, di là dai fuochi impuri della sostanza vitale collettiva e le nebbie e i miraggi della moderna "cultura", sembra preannunciarsi un'epoca in cui la stessa affermazione "luciferica" e teofoba individualistica sarà definitivamente travolta e potenze incontrollabili trascineranno nella loro scia questo mondo di macchine e di esseri ebbri e spenti, che nella loro caduta hanno innalzato per esse templi titanici ed hanno loro aperte le vie della terra".*
*From Julius Evola's "Revolt against the modern world".
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2. |
Clepsydra
12:04
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Di Crono la clessidra che fuggevole evade
dell'alfa e dell'omega il punto in cui restare
e le mutevoli volte di chiarori sparire,
al tetro sussurro del buio precipitare.
Ma la speme non giace laddove la tempesta
si fa più forte di una lucerna ancora accesa
quando dal basso dell'abisso al calare vorticoso
inverte la sua rotta verso un ampio spazio chiuso.
L'infinita materia d'interrogare ora i segni
di un tempo che erra lungo le vie della Terra
non sono che volte a distrugger del computo
l'intensa cognizione dell'interiore assoluto.
Il tempo, lo sai, è mutevole e fugace,
la sua entità è ancora triste e vana
quando dal silenzio una candela resta accesa
a contemplare del Sole l'ora dell'ascesa.
Comprenderai allora che la vita è questa:
come l'aurora che rischiara e poi albeggia,
e infine ritorna l'oscura luce mesta,
come eterna rota senza posa.
Ed ecco la formula dell'esistenza resa:
candela spenta, questa è la sua intesa.
Fiamma che non avvampa nella notte,
che non incide ma trabocca nel nulla e poi si arresta.
L'infinita materia d'interrogare ora i segni
di un tempo che erra lungo le vie della Terra
non sono che volte a distrugger del computo
l'intensa cognizione dell'interiore assoluto.
L'inesistenza che si fa viva, come trama d'incanto,
la finzione che avvolge l'individuo in un manto.
E l'abissale caduta che si crede modo ideale
di giocare alla vita e inebriarsi del banale
fin quando le è ancora concesso di esser guida o maestra
della superficiale visione nell'artificio umano.
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3. |
Il Dio D'Acciaio
08:10
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Cavità meccaniche, elettrici conduttori
di legamenti elettronici.
Tichettii assordanti, gas tossici
di malsanità liquefatte.
Il mondo industriale, laboratorio infernale
di esperimenti ed escrementi.
Catrame e petrolio, l'oro del secolo nostro,
ricerca deleteria della contaminazione.
Questa è dunque l'era che del Kali Yuga è l'espressione;
Questa è dunque l'era che d'acciaio è celebrato il dio.
L'uomo non più uomo, la macchina non più macchina:
l'uomo è ora macchina e la macchina è ora dio.
Luci ad intermittenza, segnali impazziti
di allarmi di fuoco.
Pulsanti e leve in un unico intreccio
di costruzioni sofisticate.
Velocità e fragore, ideali archetipi
di scellerate vetture autodistruttive.
Uomini senza vita, automi e servili
spinti in un vortice dettato dal profitto.
Questa è dunque l'era che del mondo è la materia guida;
Questa è dunque l'era che della follia è la vita dimora.
L'uomo non più uomo, la macchina non più macchina:
l'uomo è ora macchina e la macchina è ora dio.
Il dio.. il dio.. il dio.. d'acciaio!
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4. |
Crisalide
09:12
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"Silenzio! Silenzio!
Sono un astro che procede con voi
e che splende dall'abisso".
Offro incenso, latte e miele
a questa somma libagione.
Il sacrificio si compie,
nell'alto del cielo si cospargono i semi.
Il Soma scorre nelle vene
e il cuore ne è calice.
Nel supremo momento dell'avvicinamento
l'Io si frantuma sino a sparire
e ricomporsi nuovamente
in una crisalide la cui luce è vita.
Forma senza forma è la sagoma
che ora assumo.
Nell'incedere del cammino
il passo stesso sparisce.
Non v'è ritorno, non v'è risorgita (rinascita umana)!
Non v'è ritorno, non v'è risorgita (rinascita umana)!
Respiro di cristallo e corona d'oro,
manto purpureo e scettro d'avorio.
Nelle mie mani risplendono eterne;
infranti resti della prima morte.
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5. |
L'Analogo E Il Reale
10:40
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Tra l'aurora e l'astro del cielo dormiente
il nume e l'estro del monte sapiente,
dove l'austro soffia alle pendici silenti
e Borea si fa vortice dei solstizi morenti.
Il mesto andare già al fianco lambisce
le sponde del mare che di nebbia schiarisce
le volte siderali del cielo in rivolta
che da tergo tradisce del macrocosmo il grido.
Ma non basta un carme, le nenie a cantare
la fine d'un mondo, sull'orlo abbrunare
o decantare le ossequi di deplorevoli imprese
solo per giungere alla fine ad abiurare
quando la sequela di atti nefasti
commisti ad azioni di miseri innesti
segue la rotta di (non più) tristi commiati
presi ad abbandonare i sentieri di ieri, non più noti.
L'analogo e il reale, fonte non sempre uguale,
ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale
quando re è anche uomo trascendentale,
quando l'analogo è dunque il reale.
Si spegne lungo i declivi la nostra speme
di giunger laddove impronta umana il suol non imprime
mentre serpeggia tra le alture l'episteme
di un qualcosa che di umana natura non è seme.
Immateriale forza che è del simbolo solare l'erede
richiama l'animo nostro e il passo concede
svelando i segreti di un flusso nascosto,
viscerale simbolo del credo vetusto.
Ma il desìo di coglier quel lustro
è più forte di ogni possibile lutto:
si giunge laddove la salita è discesa,
dove uomini-cavi custodiscono dell'Immortalità l'ascesa.
L'analogo e il reale, fonte non sempre uguale,
ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale
quando re è anche uomo trascendentale,
quando l'analogo è dunque il reale.
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6. |
Shwêta-Varâha-Kalpa
09:20
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Sulle cime dell'infinito
dal bianco candore delle prime nevi
il ciclo del tempo spezza il suo moto
lungo i declivi del ritorno.
Una nuova alba da altezze superiori
emerge fra noi, oltre le stelle.
La notte si spegne,
annegando nella sua oscurità.
Inghiottito ogni desiderio umano
nelle fauci dell'aurora primordiale,
il pianto scorre sui passaggi in ascesa...
Nelle lontananze dell'orizzonte scorrono le Acque
in attesa di sciogliere questi blocchi di ghiaccio
che sono un tutt'uno con noi stessi.
Rapito nella visione dello Spirito, un richiamo invoca la venuta.
Eclisse di Sole traccia il sentiero nella notte dell'esistenza.
Rischiara l'alba, la notte placa
la sua sinistra indole nell'immersione iperborea.
Riscoprire mete lontane,
interiori galassie nell'infinito panorama verticale.
Shwêta-Varâha-Kalpa, nel giorno del giudizio,
il risveglio dell'antica Memoria.
Il ritorno compiuto nell'attuazione del Passato.
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7. |
Il Passaggio Delle Acque
11:43
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Nel sacro mantra della creazione
scorre la monosillaba sacra.
Nei tre suoni celesti dell'Atman
risuona la Parola Suprema.
L'antica oblazione è offerta nel fuoco sacrificale.
Nel culto solare consacro me stesso, nella dimora dell'Inizio.
Il soma scorre nelle vene, le Acque segnano il cammino.
Il passaggio si stende nelle volte verticali.
Vedo la foce del fiume,
Brahma-randra -la Porta Solare-.
Nel sacro mantra della creazione
scorre la monosillaba sacra.
Nei tre suoni celesti dell'Atman
risuona la Parola Suprema.
L'immortalità è l'apice della quarta condizione!
Vedo la foce del fiume,
Brahma-randra -la Porta Solare-.
Si spezza la catena della rinascita!
Brahma-randra!
Brahma-randra -la Porta Solare-.
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8. |
Axis Mundi
03:44
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Alla porta dell'ascensione,
là dove si riflette la trasformazione del Sé
"il Sole di giustizia trasfigura
ed accende l'universo in attesa".
Tra fiamme di soffi vitali
il respiro cristallino dello Spirito
frantuma nella luce la tenebra interiore,
purificato nelle prove cicliche.
Si spezzano le catene del ritorno
laddove l'Asse è ritrovata
e il Polo ricongiunto ad essa,
dove la Dimora è nel Centro di tutto.
L'Asse che tutto regge.
Sûtrâtmâ. La Colonna del mondo.
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SATVRNIA TELLVS Rome, Italy
The project starts in 2009 from the mind of Augusto after some musical research and several projects never officially
started. It found the right sounds combination blending folk and ambient with solemn melodic black metal. S.T. plays now atmospheric black metal with an experimental touch.
intervistemetal.iobloggo.com/36/satvrnia-tellvs-black-metal-sperimentalefolk new interview! (Italian)
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